Per quanto possiamo vedere è innegabile che le democrazie liberali occidentali siano in una profonda crisi. Negli ultimi anni, l’affluenza alle urne è crollata e in generale si tende a diffidare sempre di più del sistema. Questa diffidenza è terreno fertile per la nascita e la scalata al potere di diversi movimenti populisti che sempre più spesso riescono a prendere il potere o a ottenere un ruolo rilevante nella politica nazionale del proprio paese. Viene quindi naturale chiedersi la ragione di questa diffidenza nel sistema e come dei partiti populisti, che spesso propongono un modello di democrazia fortemente illiberale, abbiano raggiunto una tale rilevanza con una velocità tale.
Innanzitutto è bene definire cosa sia una democrazia liberale e in quale modo le politiche di questi movimenti propongono un modello alternativo. Una democrazia può essere definita liberale se promuove e protegge le libertà individuali dei cittadini e garantisce loro la possibilità di partecipare alla vita pubblica. Questo modello di democrazia è stato, almeno ufficialmente, quello adottato dalla maggior parte degli stati occidentali durante la guerra fredda e dopo. D’altro canto questi partiti estremisti sostengono misure che favoriscono la formazione di un'élite di fedelissimi che detiene quasi completamente il potere e un generale promuovere la sicurezza dello stato anche a costo di violare le libertà individuali. Questo tipo di democrazia è quello attualmente presente in Ungheria e Turchia. Alcuni movimenti moderni che, non esplicitamente, promuovono una democrazia illiberale sono per esempio il movimento MAGA, AFD e i sostenitori di Bolsonaro.
Questi movimenti hanno però trovato un ambiente adatto per crescere e per ottenere i milioni di voti. Secondo la mia opinione, questa occasione è stata la sempre più crescente digitalizzazione della vita della gente comune. Infatti già nel 2016 la gente aveva i social ma questi non erano molto usati per diffondere ideologie populiste fino a quando Donald Trump non iniziò a usarli per la sua campagna elettorale e visto il successo inaspettato che è riuscito ad ottenere, molti altri movimenti hanno presto seguito l’esempio.
Infatti i social sono comodi per un semplice motivo: un solo post può raggiungere milioni di persone e diffondere una informazione anche se essa è falsa o solo parzialmente vera. Se JD Vance avesse dichiarato durante un’intervista su un giornale che gli haitiani di Springfield mangiano i gatti e i cani probabilmente durante il processo editoriale almeno una persona avrebbe fatto notare che non ci sono prove che questo sia vero e magari nella pubblicazione avrebbero segnalato che era una invenzione basata su una supposizione. Nella realtà invece questa falsa notizia è stata diffusa sui social e molta gente che viveva nelle vicinanze di Springfield ha citato aneddoti di cui l’autenticità è molto dubbia e quando i democratici e i media hanno indicato che non era fondata su nessun fatto concreto era troppo tardi. Di conseguenza, in questo modo si può diffondere facilmente sui social e di conseguenza nelle menti di molti utenti una notizia falsa. Il problema però di queste notizie è che, anche se sono dimostrate false, hanno comunque influenzato subconsciamente chi le ha lette.
Si potrebbe però obiettare che adesso i social sono usati anche da partiti non estremisti e quindi non dovrebbe esserci un predominio dei gruppi estremisti. Tuttavia non è così e il problema sta all’interno di come i social funzionano. Infatti i social gestiscono i contenuti che ci vengono presentati mediante l’uso di un algoritmo, il cui unico scopo è tenerti sul social a tutti i costi. Questi algoritmi tendono a suggerire contenuti che devono generare una reazione in chi li guarda. Verranno quindi molto spesso presentati contenuti estremisti e questo esporrà molta gente a certe idee del mondo. Inoltre, se l’utente continua a interagire con questi contenuti, l’algoritmo suggerirà altri contenuti sempre più estremisti rendendo, passo per passo, sempre più indottrinato chi consuma questa propaganda. Questo processo potrebbe essere peggiorato dal fatto che, potenzialmente, chi gestisce certi social potrebbe avere un certo interesse a diffondere un certa ideologia e quindi l’algoritmo potrebbe essere modificato in modo da presentare le tesi di un certa ideologia a più gente rispetto alla norma.
Considerando però che più del 50% della popolazione americana riceve informazioni tramite i social, e si può facilmente immaginare che la percentuale dei giovani informati in tal modo sia più alta, si può vedere come quasi la gran parte della popolazione possa essere soggetta a propaganda. Questo può diventare rischioso, in quanto anche se una persona su 5 cade per la propaganda e diventa simpatizzante per certe cause, potrebbe esserci un serio problema. Bisogna inoltre considerare che gli algoritmi sono ottimi ingannatori e il processo è molto graduale, quindi molto facilmente l’indottrinato non si riesce neanche ad accorgersi di essere stato influenzato. Questo è peggiorato dal fatto che queste ideologie puntano spesso a gruppi deboli e facilmente convincibili e quindi vengono principalmente prodotti contenuti mirati verso persone che non hanno una chiara concezione del mondo come i giovanissimi e le persone che non sono esperti nel campo dei social come gli anziani. Quindi non è detto che un ragazzo riesca a notare che sta ricevendo della propaganda e riesca a vedere gli errori nella logica o nell’etica dei contenuti che gli sono suggeriti.
Viene quindi la domanda di come fare per non cadere per la propaganda di questi gruppi illiberali. Ci sarebbero diverse soluzioni ma una delle più semplici sarebbe verificare le notizie che si leggono sui social prima di crederci. Tuttavia probabilmente il modo più efficace è quello di disabilitare o limitare i contenuti a sfondo politico sui social che si usano e di rimanere informati leggendo due o tre giornali affidabili.