Lucia, la secondogenita, colpita da un raggio di luce che filtra dal lucernario mentre giochiamo in soggiorno - Luca
La famiglia ci saluta mentre torniamo al Centro - Luca
The house is small, but they are happy.
Il primo servizio che la squadra di lavoro a me assegnata ha svolto ha avuto luogo a pochissime decine di metri dal centro Mariapoli Spez di Planina, nostro alloggio in Slovenia.
Si trattava della casa dei Bernard, una famiglia di argentini immigrati in Slovenia, di cui avremmo dovuto dipingere la cameretta dei bambini.
Una volta attraversato il minuscolo centro del paese, composto praticamente solo da una chiesa e alcune case disposte quasi tutte su un'unica strada al momento non percorribile a causa di lavori alla rete idrica, siamo giunti alla porta della casa, dove ci aspettava la madre della famiglia, una giovane signora con circa 40 anni e 32 denti di sorriso, che ci ha accompagnati al piano di sopra.
La casa, come quasi tutte qui a Planina, si trova al primo piano, molto probabilmente perché nel progetto originario al piano terra sorgeva la stalla (anche il Centro Mariapoli era costruito così).
Salite le scricchiolanti scale piene di cianfrusaglie, siamo silenziosamente giunti nel soggiorno, dove dormivano ammassati i 6 figli con età compresa tra i 10 anni e i 10 mesi, dato che la loro camera era stata preparata per la verniciatura.
Intanto che noi verniciavamo le pareti che da circa due secoli sorreggono la casa, i bambini hanno lentamente cominciato a svegliarsi, e timidamente ad affacciarsi dalle porte a sbirciare il lavoro di noi 10 adolescenti che tra una battuta e un po' di musica stavamo facendo del nostro meglio per dare nuova luce a quei muri anneriti.
Neanche a dirlo, i piccoli proprietari di quelle pareti si sono spinti a guardarci sempre da più vicino, qualcuno ci ha offerto del succo di frutta, e presto abbiamo dichiarato una pausa che si sarebbe protratta a lungo.
Ed è così che quasi tutti noi siamo inevitabilmente finiti in soggiorno, seduti per terra a gambe incrociate, a giocare.
Spunta un camion dei pompieri, chi come l'implacabile Luca salta da un divano all'altro, cuscini, costruzioni, Lucia la secondogenita porta a spasso in braccio Magdalena, l'ultima arrivata in famiglia, la più grande Camila che oltre allo sloveno e allo spagnolo mastica anche un po' di italiano, tenta di insegnarci qualche parola nella sua lingua, senza particolare successo.
Nel relativo e intimo trambusto (il mio ambiente ideale) riesco a fare un po' di foto di cui mi ricorderò a lungo, tra cui una di Lucia che illuminata al volto dal lucernario lancia uno sguardo al fratello.
Fattosi mezzogiorno giunge l'ora di tornare al centro, non senza un invito alla famiglia di venire a trovarci nei giorni successivi.
L'invito viene accolto e il giorno seguente, nel pieno di una lotta di gavettoni (ci siamo divertiti pure noi eh), Lucia e Luca sbucano sulla collinetta dietro al centro seguiti dalla famiglia al completo che ci osserva dall'alto architettare e mettere in atto agguati senza pietà, all'ultima goccia. D'acqua.
Finita la lotta (al cui sono riuscito a sottrarmi esercitando il diritto di stampa, e rimanendo quini perfettamente asciutto), li raggiungo e mi siedo con loro sul telo steso sul prato e allestito con una semplice merenda.
Stavolta è presente anche il padre, anche lui giovane e solare. Parte quasi subito una lunga chiacchierata in cui ci raccontiamo un po' delle nostre terre, dei posti che abbiamo visitato, della vita nelle nostre case. Intanto ci raggiunge anche Emma, con cui la conversazione continua in un misto di inglese, spagnolo, italiano e sloveno, una macedonia di lingue (o anzi una zuppa, visto che qui piacciono tanto) in cui però riusciamo a comprenderci perfettamente, dove non arriviamo le parole ci aiutiamo con gesti, sorrisi, sguardi. Nessuna barriera.
Poi un'idea: prendiamo il computer di Mauricio (nostro responsabile) su cui avevo appena scaricato le foto del giorno prima. Glie le mostriamo.
La famiglia si riunisce rapidamente davanti allo schermo, lentamente scorro un'immagine dopo l'altra, osservo le loro reazioni, i sospiri, i commenti neanche so in quale lingua, non mi interessa. Lancio uno sguardo ad Emma.
E' la prima volta che mi spingo così lontano da casa con la fotocamera, nelle facce che osservo vedo il frutto del mio lavoro, è come se provassi a restituire qualcosa a questa felice famigliola in questo villaggio sperduto in mezzo ai boschi sloveni.
Quando ci hanno illustrato i vari servizi che avremmo svolto ci avevano detto: Abitano in una casa piccola e vecchia, di tanto in tanto chiedono un po' di cibo al Centro, eppure nei loro sguardi potrete leggerlo perfettamente: sono felici.
La strada del centro di Planina, a soqquadro a causa di lavori all'impianto idrico - Luca
- Luca
Lucia e Magdalena - Luca
Magdalena, 10 mesi, in braccio alla madre mentre gli altri 5 figli giocano con noi in soggiorno - Luca
Emma ha catturato l'esatto momento in cui gli mostriamo le foto scattate il giorno precedente. Le loro reazioni per me sono moltissimo. - Emma
Luca gioca con Sara, una delle nostre ragazze - Emma
Samu, l'unico che è rimasto a lavorare al posto nostro che stavamo giocando con i bimbi, ma che ci vuoi fare, erano troooppo carini :)
- Luca
Magdalena in braccio a Micol, una Gen. - Luca
- Luca